Che ormai Fiat abbia preso il vizio di prendere auto italiane e
importarle negli States col marchio americano o viceversa prendere auto
americane ed importarle in Europa (soprattutto in Italia) con marchio Fiat o
Lancia è un dato di fatto.
La parola d’ordine è condivisione: condividere progetti, pezzi di
ricambio, ecc., per ammortizzare i costi e offrire una maggiore gamma di automobili
di tutti i tipi, dalle utilitarie alle station wagon, dai monovolume ai
fuoristrada.
Diciamo che alcune volte in Italia questa strategia paga di più come
nel caso della Freemont, che inizia ad avere discreti volumi di vendita, altre
di meno come nel caso della Thema, che per ora ha dato scarsi risultati
commerciali.
Ora, l’ultima arrivata sul listino Lancia, è un’auto che rispolvera un
nome storico della casa italiana: la Flavia.
All’atto pratico è la Chrysler 200 cabriolet, rimarchiata Lancia: in
Italia inoltre si è deciso di importarla con un’unica motorizzazione ed
allestimenti full optional, pochi colori di carrozzeria, ancor meno di interni
e la capote disponibile solo nera.
Se questo da una parte consente di mantenere prezzi di listino
moderatamente bassi, dall’altra ha anche alcuni svantaggi, o meglio alcune
peculiarità che non a tutti possono piacere, riducendo ancora il numero dei
possibili clienti.
La minima possibilità di personalizzazione non a tutti piace,
riflettendo sul fatto che il cambio è disponibile solo automatico a 6 marce: e
gli automatici qui in Italia ancora non sono molto apprezzati.
La scelta di optare per versioni full optional, se da una parte
permette di risparmiare complessivamente, dall’altra porta a far lievitare il
prezzo della Flavia rispetto a quella che potrebbe essere una versione base
acquistabile da alcuni come “piccolo sfizio”: infatti le cabrio hanno circa l’1%
di preferenza sul nostro mercato.
Infine la motorizzazione offerta per la Flavia è un 2,4 litri a benzina
da 175 cavalli: per prima cosa rispetto alla cilindrata la potenza è molto
contenuta, quindi non attirerà un pubblico che cerca un’auto sportiva e
reattiva (per intenderci gli amanti della Mazda Mx-5 per esempio o di una Honda
S2000); in secondo luogo una cilindrata di 2.400 cc non aiuta i consumi ma,
soprattutto in Italia, comporta un innalzamento abbastanza sostanzioso dei
costi di assicurazione rispetto alle cilindrate fino a 1.999 cc, e in tempi di
crisi non so quanti siano disposti a fare un simile investimento.
Spero di sbagliarmi nel buon nome della Lancia, da amante delle
automobili italiane, e da uno che nel cuore ha ancora la mitica Lancia Delta
Martini, anche se i miei presentimenti sono tutt’altro che positivi.
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