I carburanti, che si tratti di benzina o gasolio cambia poco, sono uno
dei beni di consumo più diffusi e irrinunciabili per tutti noi: il mezzo di
trasporto a 2 o 4 ruote ci serve per recarci in ufficio, per accompagnare i figli
a scuola, per recarci un po’ ovunque. Quindi quando si modifica il prezzo dei
carburanti si va a toccare uno dei punti più sensibili dell’economia personale
e familiare degli italiani.
Se da una parte è vero che esiste anche la possibilità di sfruttare i
mezzi pubblici (anche se in non tutte le città il servizio è adeguato, ma
questo è un altro discorso), anche questi ultimi stanno alzando i prezzi dei
biglietti proprio conseguentemente al rialzo dei carburanti che anche loro
utilizzano per muoversi.
E il lato più nascosto, a cui a volte non si pensa ma esiste, è il
fatto che molti rialzi generalizzati sono spesso spinti dallo stesso motivo:
sul territorio italiano quasi la totalità dei trasporti avviene su ruote, con
tir che consumano gasolio e quindi nel prezzo del trasporto le aziende hanno
aumentato la voce del costo dei consumi: il tutto ovviamente si ripercuote sul
prezzo finale al consumatore.
Ora che finalmente il libero mercato nato qualche anno fa sta iniziando
a dare i suoi frutti, con nuove scontistiche e ribassi studiati per venire
incontro ai clienti nonché per vendere maggiori quantitativi di carburanti,
ecco arrivare anche un’accusa grave e veramente insensata agli occhi di tutti.
Come molti –per non dire tutti- sapranno, l’Eni (ex Agip) ha deciso di
ribassare il prezzo dei carburanti nel week-end presso molti suoi distributori
automatici a prezzi davvero concorrenziali (si parla di 1,500 euro al litro per
il gasolio e di 1,600 euro al litro per la benzina): ovviamente molte altre
compagnie hanno dovuto immediatamente adeguarsi per non essere tagliate fuori,
ma la cosa è assurda che altre –soprattutto le “no logo” nate appositamente per
dar luogo al libero mercato sulla vendita dei carburanti- stanno pensando di
rivolgersi all’Antitrust per “concorrenza sleale”, dichiarando che sconti di questo
tipo sono fuori dalle regole e una minaccia per il mercato dei carburanti. Non
so cosa ne pensiate voi, ma questo è il vero libero mercato che finalmente va a
vantaggio dei consumatori.
E ora un altro lato della medaglia: Iva e Accise sui carburanti. In
Italia spesso il Governo ed il parlamento decidono l’innalzamento di queste due
voci che influiscono non poco sul prezzo alla pompa di rifornimento per l’acquisto
dei carburanti ma non tutti sanno che:
-le accise si avvicinano al 50% del prezzo totale del carburante e
paghiamo ancora accise dovute alla tassa sulla guerra d’Abissinia (tanto per
citarne una);
-l’Iva (Imposta sul Valore Aggiunto) è come dice il nome un’imposta e
va a ripercuotersi non solo sull’imponibile del prezzo del carburante imposto
dalla compagnia distributrice, ma anche sulla parte di prezzo determinata dalle
accise statali. Quindi il costo netto dell’Iva non cresce solo se viene
aumentata la percentuale di applicazione (prima del 20% poi ora portata per la
crisi economica al 21%), ma anche se vengono aumentate le accise sui cui la
stessa si ripercuote;
-chi decide il costo di accise e iva? Il Governo e i Parlamentari,
nulla di strano ,se non che da un’intervista uscita ormai almeno un anno fa
sulla rivista Quattroruote (famosa e conosciuta nel settore automotive) su un
centinaio di Parlamentari intervistati chiedendo loro l’allora prezzo dei
carburanti, e quanto valeva la pressione fiscale su tali prezzi, neanche il 10%
degli intervistati ha saputo rispondere correttamente: c’è chi non ha risposto
e chi ha “sparato” cifre a caso, chi ha dichiarato che lui non guida perché ha
l’autista (di Stato o privato, e quindi pensa quest’ultimo a rifornire l’auto)
e chi ha detto che non ci fa caso. Come può, gente che non sa neppure quanto
costa un litro di benzina e quale sia l’imposizione fiscale sullo stesso
decidere che manovre effettuare su accise e Iva?
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