lunedì 27 febbraio 2012

Limiti di velocità sulle strade italiane e modalità di rilevamento delle infrazioni: da correggere?


Sulle nostre strade, come tutti sanno, ci sono limiti di velocità atti alla sicurezza stradale e ad evitare il crearsi di situazioni pericolose e conseguenti incidenti.
Detto che il problema non è il limite in sé ma la normativa che vi è dietro, forse vecchia e un po’ inadeguata, e che quindi ne implica l’applicabilità in base al tipo di strada, bisognerebbe capire se tali limitazioni di velocità sono sempre sensate, e come mai i sistemi di rilevamento vengono sempre posti in situazioni poco comprensibili ad una prima analisi.

Iniziamo considerando a grandi linee la situazione normativa attuale:
·             -Autostrade: limite 130 km/h
·             -Autostrade con pioggia o tratti tortuosi 110 km/h
        -Autostrade a 3 corsie con determinati requisiti in termini di sicurezza: possibilità di innalzare il limite a 150 km/h (mai applicato)

·              -Strade extraurbane principali (superstrade) 110 km/h
·              -Strade extraurbane principali (superstrade) con pioggia 90 km/h

·               -Strade urbane a scorrimento veloce 70 km/h
·               -Centri abitati 50 km/h o in qualche caso riduzione a 30 km/h per motivi di sicurezza

Vedremo di analizzare questo discorso da più punti di vista:

I limiti sono nella maggior parte dei casi molto vecchi nel tempo, da più di 20 anni non vengono modificati, mentre le auto in tutto questo periodo hanno avuto un’evoluzione in termini di sicurezza, stabilità e guida che ha fatto passi da gigante. Capisco che innalzare i limiti di velocità è sempre motivo di poter dire che aumenta il rischio di incidenti, perché una gran parte della differenza la fa il “guidatore medio” e non solo l’auto, però è pure vero che non si può sempre vedere una sola faccia della medaglia è c’è da adeguarsi ai tempi ed alle esigenze pur accettando qualche rischio minimo.

Inoltre viaggiando una cosa che io trovo davvero pericolosa e inutile è il continuo cambiamento di limite di velocità presente su alcune strade (sia extraurbane che in autostrada). Forse la normativa non è chiara in materia o forse non viene sempre applicata correttamente, però viaggiando spesso mi accorgo che ci sono tratti in cui magari in autostrada il limite passa continuamente da 130 a 110, poi nuovamente a 130, poi a 80, a volte anche sfiora i 60 in presenza di un cantiere, per poi tornare ai 130 standard. Ora io non voglio dire che non vi possano essere limiti adeguati a tratti anomali di quel tipo di strada, ma che il limite ogni 3 km cambi (a volte anche ogni qualche centinaio di metri) non va bene per vari motivi: il primo è che se uno è concentrato a guidare non può continuamente leggere i cartelli dei limiti (cosa anomala se la tipologia di strada su cui viaggia è sempre la stessa) solo onde evitare di essere multato per eccesso di velocità; secondo se si viaggia con una certa andatura e non c’è un motivo visibile per una diminuzione del limite, ma ciò viene imposto dai cartelli segnaletici, si possono verificare frenate improvvise, apparentemente immotivate, che in caso di traffico intenso portano spesso a tamponamenti; terzo quando il limite in autostrada scende a 60 km/h per un cantiere in cui le corsie si spostano semplicemente verso destra, ma mantengono comunque due corsie per senso di marcia divise sia tra loro che dall’area in cui lavorano gli addetti al cantiere da guard rail di cemento, qual’è il senso di tale limitazione? Visto che su strade statali comunissime in cui si viaggia su stessa carreggiata a due sensi di marcia il limite è 90 km/h? I due limiti sono incongruenti tra loro.

I controlli sui limiti di velocità sono sempre posti in punti in cui servono o sono posti in punti in cui è più facile multare anche se meno necessario? Sarà un caso ma quando si viaggia, non appena c’è un abbassamento repentino del limite di velocità ecco spuntare l’autovelox! Giusto o sbagliato? Sicuramente giusto controllare, il problema nasce dalla disquisizione sul fatto per cui nascono i controlli: cioè per fare sicurezza. Ciò ha senso se l’autovelox è posto su incroci pericolosi, centri abitati e tratti stradali pericolosi; quando invece l’autovelox spunta in mezzo a rettilinei deserti senza pericoli apparenti e in cui il limite è molto basso rispetto al tipo di strada, la scelta del posizionamento appare alquanto anomala. Inoltre mi capita spesso di vedere tratti autostradali in cui si effettua un valico e, vista la presenza di qualche curva in più, il limite si abbassa rispetto ai 130 canonici sia durante il tratto di salita che durante la discesa seguente: chissà come mai l’autovelox è sempre in discesa dove un piccolo superamento istantaneo del limite può accadere?! I controlli ben vengano, anzi si spera che si diffondano ancora maggiormente soprattutto in formato “tutor” che rileva la velocità media e non quella istantanea meno indicativa del comportamento scorretto degli automobilisti (può capitare per motivi di sicurezza o di un sorpasso di dover superare leggermente il limite per qualche centinaio di metri), ma prima che ciò avvenga forse sarebbe giusto provvedere ad un controllo ed eventuale adeguamento dei limiti di velocità sulle nostre strade.

Infine una proposta un po’ provocatoria per spronare i nostri lettori: attualmente alcune categorie di automezzi (soprattutto mezzi pesanti) hanno limitazioni diverse da quelle delle normali autovetture. Proprio al fine di favorire una maggiore “giustizia” nei limiti di velocità e nelle sanzioni che ne scaturiscono, perché non voler vedere per una volta le cose come sono realmente? Non mi si può dire che un’auto storica (e parlo da appassionato e possessore di queste splendide vetture) a velocità autostradale sia sicura e stabile come un’ipersportiva di ultima generazione. Perché allora non adeguare i limiti in diverse categorie, in base alla tipologia di auto ed alle loro doti dinamiche?

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