mercoledì 20 giugno 2012

Nuova Lancia Flavia


Che ormai Fiat abbia preso il vizio di prendere auto italiane e importarle negli States col marchio americano o viceversa prendere auto americane ed importarle in Europa (soprattutto in Italia) con marchio Fiat o Lancia è un dato di fatto.
La parola d’ordine è condivisione: condividere progetti, pezzi di ricambio, ecc., per ammortizzare i costi e offrire una maggiore gamma di automobili di tutti i tipi, dalle utilitarie alle station wagon, dai monovolume ai fuoristrada.
Diciamo che alcune volte in Italia questa strategia paga di più come nel caso della Freemont, che inizia ad avere discreti volumi di vendita, altre di meno come nel caso della Thema, che per ora ha dato scarsi risultati commerciali.
Ora, l’ultima arrivata sul listino Lancia, è un’auto che rispolvera un nome storico della casa italiana: la Flavia.
All’atto pratico è la Chrysler 200 cabriolet, rimarchiata Lancia: in Italia inoltre si è deciso di importarla con un’unica motorizzazione ed allestimenti full optional, pochi colori di carrozzeria, ancor meno di interni e la capote disponibile solo nera.
Se questo da una parte consente di mantenere prezzi di listino moderatamente bassi, dall’altra ha anche alcuni svantaggi, o meglio alcune peculiarità che non a tutti possono piacere, riducendo ancora il numero dei possibili clienti.

La minima possibilità di personalizzazione non a tutti piace, riflettendo sul fatto che il cambio è disponibile solo automatico a 6 marce: e gli automatici qui in Italia ancora non sono molto apprezzati.
La scelta di optare per versioni full optional, se da una parte permette di risparmiare complessivamente, dall’altra porta a far lievitare il prezzo della Flavia rispetto a quella che potrebbe essere una versione base acquistabile da alcuni come “piccolo sfizio”: infatti le cabrio hanno circa l’1% di preferenza sul nostro mercato.
Infine la motorizzazione offerta per la Flavia è un 2,4 litri a benzina da 175 cavalli: per prima cosa rispetto alla cilindrata la potenza è molto contenuta, quindi non attirerà un pubblico che cerca un’auto sportiva e reattiva (per intenderci gli amanti della Mazda Mx-5 per esempio o di una Honda S2000); in secondo luogo una cilindrata di 2.400 cc non aiuta i consumi ma, soprattutto in Italia, comporta un innalzamento abbastanza sostanzioso dei costi di assicurazione rispetto alle cilindrate fino a 1.999 cc, e in tempi di crisi non so quanti siano disposti a fare un simile investimento.
Spero di sbagliarmi nel buon nome della Lancia, da amante delle automobili italiane, e da uno che nel cuore ha ancora la mitica Lancia Delta Martini, anche se i miei presentimenti sono tutt’altro che positivi.

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