giovedì 21 giugno 2012

Oro nero: ci prendono in giro?


I carburanti, che si tratti di benzina o gasolio cambia poco, sono uno dei beni di consumo più diffusi e irrinunciabili per tutti noi: il mezzo di trasporto a 2 o 4 ruote ci serve per recarci in ufficio, per accompagnare i figli a scuola, per recarci un po’ ovunque. Quindi quando si modifica il prezzo dei carburanti si va a toccare uno dei punti più sensibili dell’economia personale e familiare degli italiani.
Se da una parte è vero che esiste anche la possibilità di sfruttare i mezzi pubblici (anche se in non tutte le città il servizio è adeguato, ma questo è un altro discorso), anche questi ultimi stanno alzando i prezzi dei biglietti proprio conseguentemente al rialzo dei carburanti che anche loro utilizzano per muoversi.
E il lato più nascosto, a cui a volte non si pensa ma esiste, è il fatto che molti rialzi generalizzati sono spesso spinti dallo stesso motivo: sul territorio italiano quasi la totalità dei trasporti avviene su ruote, con tir che consumano gasolio e quindi nel prezzo del trasporto le aziende hanno aumentato la voce del costo dei consumi: il tutto ovviamente si ripercuote sul prezzo finale al consumatore.
Ora che finalmente il libero mercato nato qualche anno fa sta iniziando a dare i suoi frutti, con nuove scontistiche e ribassi studiati per venire incontro ai clienti nonché per vendere maggiori quantitativi di carburanti, ecco arrivare anche un’accusa grave e veramente insensata agli occhi di tutti.
Come molti –per non dire tutti- sapranno, l’Eni (ex Agip) ha deciso di ribassare il prezzo dei carburanti nel week-end presso molti suoi distributori automatici a prezzi davvero concorrenziali (si parla di 1,500 euro al litro per il gasolio e di 1,600 euro al litro per la benzina): ovviamente molte altre compagnie hanno dovuto immediatamente adeguarsi per non essere tagliate fuori, ma la cosa è assurda che altre –soprattutto le “no logo” nate appositamente per dar luogo al libero mercato sulla vendita dei carburanti- stanno pensando di rivolgersi all’Antitrust per “concorrenza sleale”, dichiarando che sconti di questo tipo sono fuori dalle regole e una minaccia per il mercato dei carburanti. Non so cosa ne pensiate voi, ma questo è il vero libero mercato che finalmente va a vantaggio dei consumatori.
E ora un altro lato della medaglia: Iva e Accise sui carburanti. In Italia spesso il Governo ed il parlamento decidono l’innalzamento di queste due voci che influiscono non poco sul prezzo alla pompa di rifornimento per l’acquisto dei carburanti ma non tutti sanno che:
-le accise si avvicinano al 50% del prezzo totale del carburante e paghiamo ancora accise dovute alla tassa sulla guerra d’Abissinia (tanto per citarne una);
-l’Iva (Imposta sul Valore Aggiunto) è come dice il nome un’imposta e va a ripercuotersi non solo sull’imponibile del prezzo del carburante imposto dalla compagnia distributrice, ma anche sulla parte di prezzo determinata dalle accise statali. Quindi il costo netto dell’Iva non cresce solo se viene aumentata la percentuale di applicazione (prima del 20% poi ora portata per la crisi economica al 21%), ma anche se vengono aumentate le accise sui cui la stessa si ripercuote;
-chi decide il costo di accise e iva? Il Governo e i Parlamentari, nulla di strano ,se non che da un’intervista uscita ormai almeno un anno fa sulla rivista Quattroruote (famosa e conosciuta nel settore automotive) su un centinaio di Parlamentari intervistati chiedendo loro l’allora prezzo dei carburanti, e quanto valeva la pressione fiscale su tali prezzi, neanche il 10% degli intervistati ha saputo rispondere correttamente: c’è chi non ha risposto e chi ha “sparato” cifre a caso, chi ha dichiarato che lui non guida perché ha l’autista (di Stato o privato, e quindi pensa quest’ultimo a rifornire l’auto) e chi ha detto che non ci fa caso. Come può, gente che non sa neppure quanto costa un litro di benzina e quale sia l’imposizione fiscale sullo stesso decidere che manovre effettuare su accise e Iva?

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